
Quando ci ri-incontrammo, mi facesti i complimenti per il disco "Zero Plastica", e mi confessasti che anche Fabrizio De Andrè -tuo grande amico-, una volta, per errore o per superficialità, inserì qualcosa di tuo e di Pucci in un suo lavoro, e tu lo considerasti come un tributo, un rendere onore alla vostra opera. Poi mi confessasti che avresti voluto fare un pezzo "così -dicesti- come cantate voi": rap -ti dissi io-, e ne avevi già accennato qualcosa con chi scrivevi i tuoi testi. Mi proponesti di farlo assieme, e di occuparmi anche della grafica e della stampa del tuo nuovo disco, come avevo già fatto qualche mese prima con il mio. Nella mia testa riecheggiava: "i Trilli con Zero Plastica", come una frase biblica. Quella sera mi parlasti a lungo dei Trilli, di Genova, di quando avevi vissuto e avevi suonato in Spagna, di Fabrizio e di suo figlio, delle tonnellate di vostro materiale inedito perduto... E io ti ascoltavo con gli occhi pieni di ammirazione, come un ragazzino di fronte al suo calciatore preferito. Mi parlasti tantissimo, tra una sigaretta e l'altra, e quando ci salutammo, mi dicesti che ci saremmo dovuti ri-sentire dopo qualche settimana perchè attendevi delle risposte da diversi finanziatori. Tornai a casa con una sensazione simile a quella di chi incontra un santo...
Nelle settimane successive ti telefonai, ci rivedemmo, ti portai i preventivi che avevo ottenuto per questo tuo nuovo progetto dei Trilli, ma poi -vuoi anche per il mio modo svarionato di vivere, e di buttarmi a capo fitto in 1.000 progetti diversi contemporaneamente-, ci siamo persi di vista. Ogni volta che pensavo a te, e alla proposta che mi avevi fatto di collaborare, mi sentivo piccolo, minuscolo, troppo piccolo per relazionarmi con una persona grande come te, con un bagaglio come il tuo. Ho commesso un errore di cui ora mi pento terribilmente: non ho avuto la determinazione di seguirti, mi sono sentito come un potenziale fastidio per te, un pivello indegno della tua stima.
L'ultima volta che ci siamo visti era un venerdì sera, stavo passando con Emiliano lì di fronte al tuo peschereccio. Non credemmo che fosse un caso, e ti parlammo subito dell'idea che avevamo avuto assieme qualche giorno prima: avremmo voluto fare un disco in cui i successi dei Trilli venivano re-interpretati da gruppi genovesi come SensaSciou, Bobby Soul & les Gastones, Nversi, noi -Ohimemì-, Zero Plastica, ecc. L'idea ti piacque, e mi dicesti che ne avrei dovuto parlare con il tuo editore.
Ma... la cosa è rimasta lì, a causa dei 1.000 impegni di entrambi. E adesso ce l'ho nella gola, come il magone che mi accompagna da stamattina, quando ho letto di te sul giornale. "Guardate che quando non ci sarò più io...": queste tue parole mi riecheggiano nella testa come un uragano.
Scusami, Pippo. Magari anche questa volta mi perdonerai... Ti prego, Scusami... Continerò a suonare i Trilli ad ogni mio dj-set e ad ogni live con Zero Plastica, te lo prometto: la gente deve sapere chi erano i Trilli, e come hanno reso grande la nostra musica. Grazie per quello che hai fatto per Genova.
Ti immagino in qualche osteria, lassù, insieme a Pucci, a fare cantare e divertire angeli e santi...
Riposa in pace, Pippo.
-Erik-